Enio Mancini aveva sei anni il giorno del massacro. Viveva nella località chiamata Sennari, dove i nazisti bruciarono le case e rastrellarono le persone senza fare vittime. Da adulto Enio non ha mai smesso di lavorare per la trasmissione della memoria delle vittime.
Quando il padre di Enio ricevette la notizia dell’imminente arrivo dei Nazisti era mattina presto. Enio aveva sei anni ed era a letto. Il padre per paura di essere catturato scappò insieme agli altri uomini nei boschi. Enio rimase a casa con la madre e l’intera famiglia. Bambini, donne e anziani erano convinti di non correre alcun pericolo. Quando i Nazisti irruppero nella casa li costrinsero a incolonnarsi fuori davanti a una mitragliatrice. Temettero il peggio. Furono raggiunti da un soldato che li intimò di camminare verso il paese chiamato Valdicastello. In piccoli gruppi tutte le persone rastrellate iniziarono a camminare, ogni gruppo scelse una destinazione diversa. La famiglia di Enio passò davanti la propria casa che bruciava. Decisero di nascondersi nel bosco per aspettare che i nazisti andassero via e provare a salvare ciò che restava e per liberare la mucca rimasta nella stalla. Furono trovati da un altro gruppo di soldati e con le armi contro furono obbligati a incolonnarsi lungo un sentiero. Durante il tragitto furono lasciati nelle mani di un unico nazista. Enio vide il soldato tirare in aria, sentì gli spari, ma nessuno cadde ferito. Erano stati graziati. Decisero di tornare indietro per avvicinarsi alla casa. Si nascosero di nuovo nel bosco. Sentivano e vedevano il fumo senza immaginare quanto stava accadendo in tutto il paese. Solo nel pomeriggio uscirono dal loro nascondiglio, scoprirono le case distrutte e i corpi dilaniati. Come altri superstiti Enio e la sua famiglia vissero nelle grotte e nei boschi fino all’arrivo degli alleati. Negli anni successivi alla strage Enio lasciò il paese, si diplomò, iniziò a lavorare e si sposò. Dalla nascita dell’Associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema nel 1970 Enio ha sempre contribuito a trasmettere la memoria della strage. Per questo suo ruolo è stato riconosciuto come Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica italiana nel 2020 insieme a Enrico Pieri.