Durante la campagna d’Italia, il principe ereditario Umberto di Savoia visitò spesso il fronte. Inoltre, alla vigilia della battaglia di Montelungo (7 dicembre 1943), si offrì volontario per una pericolosa missione di ricognizione aerea. Il comandante americano lo propose per la Bronze Star Medal, che non gli fu conferita per motivi politici.
Durante la seconda guerra mondiale Umberto di Savoia, figlio del re Vittorio Emanuele III, era il principe ereditario d’Italia. Nel rispetto delle tradizioni della dinastia, fu escluso da qualsiasi ruolo negli affari dello stato e intraprese una carriera militare nell’esercito. Umberto e il dittatore italiano Mussolini non erano in buoni rapporti, per questo Mussolini prese in considerazione la possibilità di escluderlo dalla successione
Durante la guerra fu al comando del Gruppo d’armate D nella campagna contro la Francia. Nel 1942 raggiunse il grado di maresciallo d’Italia, ma in seguito non gli fu assegnato nessun altro incarico. Al proclama dell’armistizio, l’8 settembre 1943, la famiglia reale e il governo si spostarono da Roma a Brindisi per evitare la cattura da parte dei tedeschi. Umberto voleva andare a Roma per organizzare la resistenza nella capitale, ma il re glielo proibì.
Durante la campagna d’Italia Umberto visitò spesso il fronte. Alla vigilia della battaglia di Montelungo (8 dicembre 1943) si offrì volontario per una pericolosa missione di ricognizione aerea e volò con un pilota americano sopra le linee di difesa tedesche, nel mezzo del fitto fuoco dell’artiglieria della contraerea.
Edwin Walker, comandante del terzo reggimento del First Special Service Force, propose Umberto per l’americana Bronze Star Medal, ma il riconoscimento non gli fu conferito per motivi politici. Quando suo padre, il re Vittorio Emanuele III, abdicò, Umberto fu re per 34 giorni, dal 9 maggio al 12 giugno 1946. Quando l’Italia divenne una repubblica, Umberto II lasciò il paese e si trasferì a Cascais in Portogallo, dove visse fino alla sua morte.